Ricordando Franco Ciocca

“Tutto a posto, sono andato io al bosco, stai lì tranquillo, tutto a posto.”

Questo è più o meno il ritornello che Giorgio ripeteva al telefono quando chiamava il suo amico Franco e succedeva quasi ogni giorno. Il Ciocca lo ascoltava e lo faceva sentire importante anche se sapeva benissimo che qualche volta non era vero, al bosco Giorgio ci andava sì ma come poi pulisse e riordinasse è molto opinabile. Altre volte discutevano animatamente, questo però lo facevano in dialetto per colorire meglio le reciproche rimostranze. Da anni, il lunedì sera passava a bere il caffè insieme a lui e a Lidia che lo accoglievano con affetto. Poi è arrivato il corona che di regale non ha proprio niente, è un vile e si è portato via a tradimento un vero re, il re del grande bosco dell’Itala.

Regnava senza trono e senza spada, ma con falce e rastrello, ramazza e badile, sempre in movimento per sistemare la roggia qua e il sentiero là. Sarà difficile sostituirlo.

Non riesco ancora a crederci, quando da dietro scorgo una testa grigia sopra una bicicletta per un attimo m’illudo e vorrei chiamarlo. Per Giorgio è stata una perdita incolmabile, ha sperato fino all’ultimo che ce la facesse, gli ha telefonato ogni sera e solo dopo due giorni dalla fine,  Lidia mi ha chiesto se dovesse dirglielo o no. L’ho fatto io e lui ha capito.

Poi all’inizio di maggio, piano piano l’ho incoraggiato, è tornato al bosco da solo. Non c’era la scopa che Franco riponeva la sera nel bagno e che gli faceva trovare pronta la mattina, questo per lui è stata l’ulteriore conferma del distacco e dell’assenza. Appena tornato a casa, me l’ha detto subito e ho cercato di consolarlo: “Domani vedremo di rimediare, l’importante è che tu continui ad andare là perché il Franco lo vorrebbe”.

Queste righe le ho scritte come personale testimonianza, mia, di Giorgio e della mia famiglia.

Grazie Franco, non ti dimenticheremo mai.

Marilena Maffioletti


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